Tiu chi longa kaj detala recenzo estas verkita de d-ro Tazio Carlevaro, kiu estas fama interlingisto reganta kelkajn planlingvojn. Itala lingvo estas lia gepatra lingvo, tial li kapablas havi pli profundan studon pri la interesa libro. Mi kore dankas ke d-roTazio Carlevaro sendis kaj permesas min publikigi la elstaran recenzon tie chi. -- Liu Haitao


 

Stimato Dottor Buonarroti,

mi permetta di complimentarmi con Lei e con Paolo Albani per lo splendido Aga Magé Difé dizionario delle lingue immaginarie, che ho letto con cura, e che ho pure annotato, per lo straordinario interesse che esso rappresenta nel campo della linguistica, e più in generale, della cultura. Spero che il Dott. Giorgio Silfer, che mi legge in copia, avrà la cortesia di confidarmene la recensione per Literatura Foiro.

Ho in particolare ammirato le vostre profonde conoscenze, che sono il frutto di ricerche, dio sa quanto difficili, nel campo della psicologia e della psichiatria delle lingue fabbricate, in particolare per quanto attiene alle culture francesi, italiana, tedesca ed inglese. Probabilmente, chissà quanto materiale giace ancora in luoghi segreti, scritto in lingue difficilmente decifrabili anche dai migliori poliglotti dell'Europa occidentale.

Ho apprezzato in particolare l'aspetto iconografico, ricco e variato, il fatto che avete fatto delle ricerche approfondite, raramente basandovi sulla letteratura secondaria, procedimento a volte inevitabile, ma spesso anche segno di pigrizia e di fretta.

L'ordinamento per voci relazionate a mo’ d’ipertesto mi pare a suo modo nuovo e significativo. Pensavo di scrivere un libro sulla creazione di lingue in Isvizzera (due lingue sono state create a tavolino: il dialetto romando del Cantone di Vaud, e il Rumantsch Grischun). Penso che utilizzerò il vostro esempio. Anche perché vi ha permesso di procedere senza grossi problemi teorici che riguardino la classificazione, peraltro bene affrontata dai segni grafici che avete utilizzato. Anzi, a questo proposito devo dire che il volume di per sé onora l'arte grafica italiana, ed in particolare il grafico che vi ha consigliato nelle scelte.

È quasi un peccato che appaia in italiano: spero che questo fatto non ne riduca le possibilità di penetrare in ampie cerchie di lettori interessati, e di svolgere quel ruolo di documentazione approfondita e probabilmente di vivificazione di nuovi studi nel campo, come ha fatto un'altra opera egregia, pubblicata da Detlev Blanke (Internationale Plansprachen. Eine Einfü 1985).

Ho preso la penna per scrivervi, perché ho trovato nel vostro libro alcune imprecisioni, di cui desidero mettervi al corrente, anche perché forse in una prossima edizione vi sarà possibile tenerne conto. Inoltre, perché le mie conoscenze nel campo, almeno per quanto riguarda la Svizzera, sono, direi, almeno discretamente buone. Ma ho poi notato che anche le vostre sono sicuramente eccellenti.

Mi permetta di presentarmi. Sono uno di quei "casi" al limite tra il facitore di lingue ludiche e la persona che per ragioni sue ù ossessionata dal problema della comunicazione. Non sono un "pazzo letterario", penso di non essere neppure un pazzo tout court, almeno secondo i settanta psichiatri che operano nella Repubblica e Cantone del Ticino, e un certo numero di psichiatri che mi conoscono nel resto della Svizzera. Lo dico perché l'opinione di specialisti mi pare che in questo caso sia importante: anche perché

Sono nato nell'ormai lontano 1945, e compiròanno i cinquant'anni. Ricordo che da sempre mi sono occupato sia di lingue che di comunicazione. La mia prima riflessione di tipo squisitamente linguistico l'ho fatta a 5 anni, mentre nostra madre ci conduceva all'asilo infantile. Ricordo ancora perfettamente dove e su che cosa. Intorno agli 8 anni, mia madre, che era docente di francese, mi insegnava questa lingua leggendo assieme gli Albi di Tintin: mi sono reso conto delle somiglianze tra il francese e l'italiano. Ho avuto allora l'intuizione che fosse possibile costruire un linguaggio che tenesse conto, quasi come mediazione, di tutto quanto fosse comune a queste due lingue. Ho anche costruito uno schema di questa lingua, che, assieme a studi nati ulteriormente, avevo nascosto in una stufa di casa nostra, che, siccome andava a legna, all'epoca non era ormai più

In seguito, nel curriculum scolastico, ho imparato il francese, il latino, il tedesco e il greco. Da solo ho imparato il visigotico (ne ho scritto anche una grammatica all'etàEsperanto, una quantità di altre lingue costruite, lo spagnolo, l'inglese e l'olandese. In quegli anni avevo avuto per le mani anche alcune trascrizioni della lingua marziana di Helen Smith, di cui avevo tentato una ricostruzione filologica, in cui non mi ero dimenticato dell'etimologia. Moltissimi anni più

Dopo aver superato l'esame di maturitàessere umano che la parla, non esiste. Avevo quindi pensato di darmi alla psicologia. Poi, riflettendo, mi ero reso conto che l'uomo ùepoca estremamente difficili e selettivi. Comunque, ce l'ho fatta, diventando medico, dapprima, e poi specialista in psichiatria e psicoterapia. Dopo molti anni di pratica privata, sono stato nominato Direttore del Settore psichiatrico del Sopracceneri, dove, senza mai rinnegare il mio amore per la terapia, mi sono occupato di insegnamento, di organizzazione, di relazioni con il pubblico, ecc. Non sono mai venuto meno neanche ai miei interessi originari: mi occupo della recensione di opere sociolinguistiche per Language Problems and Language Planning, e più sporadicamente, per Literatura Foiro, e sono oramai da anni il Presidente del Comitato consultativo del Centre de documentation et d'ée, lettore, compositore, proto, grafico, revisore e direttore commerciale: Hans Dubois.

Queste brevi note non giustificano una mia pretesa di competenza nel campo. Esplicitano soltanto il quadro in cui ci si può eventualmente attendere una qualche competenza da parte mia. Che poi io sia davvero competente oppure no, lo giudicherete voi, in base alle note che seguono.

Intanto, gradisca i miei migliori saluti.

Dott. Tazio Carlevaro


Note su Aga Magé Difé

Queste note seguono le voci del Vostro Dizionario, dando dapprima la voce stessa, e poi il numero di pagina in cui ù reperibile.

Ablemonde (pag. 25):

In Svizzera non si parla di Soleure, se non nei testi francesi. In realtà la lingua locale ù il tedesco, per cui la città si chiama Solothurn (dal latino Salodurum). In italiano, Solothurn si traduce con Soletta.

Academia pro Interlingua (pag. 26):

Accludo il mio studio sull'argomento.

Accademia sulle scienze di Berlino (pag. 26):

Per quanto attiene a Francesco P. Soave, vi informo che si trattava di un Padre somasco, per cui si dovrebbe scrivere P. Francesco Soave, ossia Padre Francesco Soave. Sull'argomento ho pubblicato un articolo che vi accludo in fotocopia. È

Accademia internazionale di Volapü (pag. 26):

Accludo un mio articolo, che ne fa dettagliatamente la storia. L'ho redatto sulla base di testi originali.

Adjuvanto (pag. 27):

Ho qualche dubbio sulla reale esistenza dell'Adjuvanto, di cui de Beaufront aveva parlato nel 1904. Secondo De Beaufront, peròIdo, ma sarebbe stato addirittura un progetto che aveva preceduto il suo incontro con l’Esperanto. De Beaufront riferisce di avervi rinunciato, in favore dell'Esperanto, intorno al 1889.

Tuttavia l'evidente somiglianza con la riforma dell'Esperanto del 1894 evidenzia un'origine secondaria rispetto a questa lingua. Nessuno ha mai visto un solo quaderno di Adjuvanto: secondo de Beaufront, depositato presso un notaio nel nord della Francia, il manoscritto sarebbe perito durante la prima guerra mondiale, in un incendio.

Le mando una mia biografia di Louis de Beaufront, in cui mi dilungo sui dubbi filologici in questione, e su altre cose ancora: La enigmo de Beaufront. In: Literatura Foiro, 7 (1976) 37-8.

Akbar (pag. 28):

È una storia strana, di cui riferisce soltanto Antonio Basso. Nel Couturat, né Drezen, né Stojan ne parlano. Una ragione di più per essere dubbiosi. Probabilmente si tratta di un fatto storico, travisato ad usum interlinguisticorum. In realtà le dinastie persiane dell’India, di religione mussulmana, hanno facilitato la diffusione del persiano e dell'indostano, favorendone la commistione. In altre parole, lingue d'uso alla corte erano un indostano fortemente persianizzato, ovvero un persiano che aveva acquisito degli importanti elementi di origine indostana.

Alfabeto farfallino (pag. 30):

Esiste anche da noi, ma viene chiamato, alla moda francese, giavanese.

Alienato, linguaggio di (pag. 32):

A volte ho l'impressione che Jaroslav Stuchlíessere visto nel quadro della psicopatologia. Il suo mondo, come si dice da noi, ù chiaro, "squadrato con l'accetta". Credo di avere ancora gli articoli di Stuchlí k, in francese, inviatimi da Ulrich Lins illo tempore. Ma chissà dove li posso ritrovare, nel mio disordine.

Arcaicam Esperantom (pag. 44):

In realtà Manuel Halvelik non ha mai voluto proporre un progetto di lingua internazionale, ma piuttosto una variante dell'Esperanto a scopi espressivi. Halvelik si lamentava della carenza, in Esperanto, della possibilità linguaggio di sapore arcaico, una specie di forma antica da cui sarebbe derivato l'Esperanto. Il fine di Halvelik ùaltro canto, Halvelik propose anche Popido, in cui tentava di riproporre le capacità espressive di un dialetto (pag. 339). Un fine analogo aveva Normlingva Esperanto (pag. 290), che si rifaceva alla necessità di recuperare, per l'Esperanto, un certo numero di lettere che gli mancano (y, w, x, q), alfine di meglio rappresentare la terminologia scientifica d'origine greco-latina. Inoltre, in questo progetto, si riprometteva di separare meglio l'Esperanto corrente da quello scientifico, disambiguandone alcuni componenti. Ma non si può

Anche voi, d’altro canto, riferite di analoghe preoccupazioni di Kò Kalocsay. E anche Kalocsay amava creare sul piano linguistico. A voi manca un suo linguaggio che ho analizzato in Planlingvistiko, 1 (1982) 2, che accludo in copia.

Ascoli (opp. Pasitelegrafia)

Vi mando un esame di Fabrizio Pennacchietti, apparso in Planlingvistiko 4 (1985) 16.

Aspiranto (pag. 47)

Exploresos dovrebbe essere exploreros, nel riquadro d’esempio (Ah, Dulicenko colpisce ancora!).

aUI (pag. 48):

Wolfgang John Weilgart, come fine, aveva la creazione di un linguaggio autodescrittivo sul piano semantico. Riteneva che, per la sua struttura a suo di dire immediatamente evidente, sarebbe potuto servire come strumento nel contatto con extraterrestri. In sostanza, Weilgart voleva far sí che la costruzione semanticamente giustificata dei termini che proponeva avrebbe reso capaci gli extraterrestri di capire il nostro modo di pensare. aUI ù complicato da scrivere, poiché Weilgart (un austriaco, almeno d’origine) usa anche un sistema quasi-geroglifico.

Ausiliaria internazionale, lingua (pag. 49):

La menzione del Centre de documentation et d'étutti i fenomeni che riguardano il problema, anche di quelli più propriamente attinenti alle lingue nazionali. Organizza ogni due anni un incontro scientifico dedicato agli studiosi della materia. Chissà magari una volta parteciperete anche voi.

Bahaismo (pag. 55):

Dopo lunga frequentazione dei bahaisti nostrani, tra cui ci sono anche parecchi iraniani, e dopo una lunga e amichevole frequentazione di Alessandro Bausani, l'eminente linguista e iranologo che fu anche bahaista, ritengo che Bahòu'llòha però prevista tra gli strumenti di una società futura, accanto all'istruzione universale, alla parificazione del ruolo sociale della donna, al diritto internazionale effettivo, al riavvicinamento tra scienza e religione, ecc. Quanto era moderno, per un uomo della sua epoca!

Bambini, linguaggio dei (pag. 59):

Avete fatto bene a introdurre un richiamo al linguaggio del piccolo Alessandro Bausani, Marcuska, utilizzato in pratica, mi pare, con il fratello.

È un fenomeno a mio giudizio assai importante, che trova un'ampia esemplificazione nei linguaggi dell'infante che impara a parlare. Mia madre mi riferisce che sarei sempre stato, da piccolissimo, un creatore di parole. Una di queste parole fa ancora parte del mio linguaggio "privato". Si tratta del nome di un oggetto d'uso assai comune, ma che, almeno da noi, non ha un suo nome proprio. Si tratta del tubo di cartone che si trova all'interno dei rotoli di carta igienica, e che contribuisce a dargli una forma e specialmente una consistenza. Gli psicoanalisti, a ragione, hanno posto delle correlazioni tra la fase anale dello sviluppo della personalità e gli investimenti sul linguaggio (Flü Devo aggiungere che all'epoca credevo che un oggetto privo di nome comune (e meglio: proprio!) non godesse di un'esistenza piena.

Bausani, Alessandro (pag. 62):

Il suo libro in lingua tedesca dev'essere menzionato secondo l'ortografia di questa lingua: Geheim- und Universalsprachen: Entwicklung und Typologie. Le maiuscole, in tedesco, hanno un valore ortografico finora indiscutibile. Salvo per quanto attiene a qualche specialista del secolo scorso, che sperava di introdurre la Kleinschreibung.

Beaufront, Louis de (pag. 63):

Sull'Adjuvanto, mi sono giàIdo. Realiter, mi sembra che abbia piuttosto operato in qualità di uomo di paglia di Couturat, il vero autore. In seguito, diede però davvero un contributo importante all'elaborazione della lingua, ma nulla più

Becher, Johannes J. (Pag. 63):

Becher a suo modo fu un precursore della traduzione automatica, nel senso che cercò di immaginare un metodo di prograammazione per la traduzione. Ne parla diffusamente la riedizione (con trascrizione): BECHER J.J.: Zur mechanischen Sprachü Allgemeine Verschlü der Sprachen. Stuttgart 1962, Kohlhammer Verlag (Verö der Wirtschaftshochschule Mannheim).

Berger, Richard (pag. 67):

In realtà tutti l'hanno conosciuto come Ric Berger. Per quanto avrebbe potuto essere mio nonno, ne sono stato a lungo amico, direi quasi di essere stato una delle poche persone che sia riuscita a non litigare con lui. Ne ho anche scritto il necrologio, con un tentativo di bibliografia completa. Ric Berger, esperantista, divenne dapprima idista, poi occidentalista, ed infine divenne uno dei maggiori diffusori dell'Interlingua elaborata da I.A.L.A. Lo accludo in copia (ù

Borgius Walther (pag. 75):

Borgius fu comunque uno dei primi idisti, sicuramente uno dei maggiori.

Bretton, L.Y. Le (pag. 77):

Le Bretton ù stato uno dei maggiori rappresentanti degli occidentalisti in Francia. Credo che le sue prove linguistiche siano dovute in primo luogo alle sue esperienze nel campo, senza ambizioni particolari.

Cacone (pag. 81):

È un progetto che mi ha molto interessato, e di cui posseggo anche il testo originale. Si tratta sí e no di un progetto di lingua internazionale classico, perché sostanzialmente ù un linguaggio basato sui gesti. L'autore ritiene che la diversitàertanto, Sachs ha proposto anche alcune regole che permettono l'espressione dei gesti tramite parole, e tramite segni ortografici. Ma si tratta in sostanza di semplici concessioni, che non alterano in nulla la natura gestuale del linguaggio da lui elaborato.

Calvino, Italo (pag. 82):

Nel secondo riquadro, alla penultima riga, ù probabile che Calvino abbia scritto: Hen Hobet Hò de Hot, e non Hobert, ciò corrisponde ad un corretto bergamasco, come possiamo notare nella versione "addolcita": vegn sobet giò de sott.

Cavandoli, Osvaldo (pag. 90):

La "Linea", secondo voi, si esprime con una specie di borborigmo. In realtà per parecchi decenni Cavandoli ha fatto parlare la sua linea in milanese. Ho avuto modo di intervistare Cavandoli, che mi ha poi anche scritto una lettera, che tengo da una qualche parte nel mio terribile disordine. Il borborigmo, secondo Cavandoli, ù cominciato solo quando lo speaker milanese non ù più stato a disposizione. Vi mando un mio articolo sull'argomento, apparso in Lombarda Esperantisto, 1982/5.

Chaplin, Charles Spencer (pag. 93):

Chaplin aveva utilizzato anche l'Esperanto nel "Grande dittatore" in particolare nelle scritte dei negozi del ghetto. Sembra avesse voluto caratterizzare cosìemarginazione in un modo ostensibile, togliendola però all'ebraismo, ma in cambio universalizzandola.

Chappaz, J. M. (pag. 93):

Il suo libro dovrebbe avere come titolo: "Simplification complù.

Chappe, Claude (pag. 93):

Su Chappe ù apparso un interessante articolo in Le scienze, che vorrei mandarvi in fotocopia, ma che non trovo purtroppo pié

Cirillico (pag. 97):

Credo che non si sappia se davvero l'alfabeto cirillico sia stato elaborato dai fratelli Cirillo e Metodio. Secondo alcuni autori, essi avrebbero elaborato piuttosto l'alfabeto glagolitico, ancora in uso, credo, per alcune funzioni scritte nella Chiesa serbo-ortodossa.

Comenio (pag. 99-100):

Ho l'impressione che quella che voi chiamate Pantoglottia sia in realtà la Panglottia.

Concordu (pag. 102):

Probabilmente nella citazione presa da Monnerot-Dumaine c'ùti vulzaf fad dovrebbe essere ti vulz zaf fad.

Cornioley, Hans (pag. 103):

Ho conosciuto bene Cornioley, un ometto mezzo cieco, dotato d'una cultura linguistica straordinaria. Estremamente preciso e puntiglioso, era uno svizzero tedesco da manuale, malgrado il suo cognome d'origine romanda. Verso la fine della sua vita aveva sviluppato un progetto di riforma dell'Ido, da lui chiamato Ide, che approssimava l'Ido all'Occidental, almeno dal punto di vista delle finali caratteristiche. In proposito non pubblicò però mai nulla. Vi mando in fotocopia il necrologio apparso in Progreso.

Corvino, linguaggio (pag. 104):

I corvi sono davvero una specie decisamente intelligente. Quando ancora abitavo nelle montagne del Giura Svizzero, una mia vicina aveva ammaestrato un giovane chouca, una grossa varietà di montagna, dei bestioni con una notevole apertura alare. Martin, questo il suo nome, rispondeva subito ai suoi richiami, e sembrava riconoscerla anche tra altre persone. Sono animali che rimangono curiosi e interessati al loro prossimo ancora durante l'etàfe del mio cane, sicuramente più sciocco di loro. La Fontaine aveva torto a considerarli dei vanitosi, facili prede delle volpi.

Couturat, Louis (pag. 106):

Con la filosofa e matematica Signora Schmid-Laruelle sto preparando l'edizione critica di un carteggio casualmente rinvenuto in una cantina del Principato del Lussemburgo, che comprende le lettere che si sono scambiati tra il 1897 e il 1913 Louis Couturat e Bertrand Russel. Vi si trattano in particolare problemi che riguardano i fondamenti della matematica, e che si ritroveranno in forma compiuta sia nelle opere di Russel che nei Fondamenti di matematica di Alfred North Whitehead. Tuttavia discutono anche di problemi di etica, di politica, di linguistica, ed in particolare dell'Esperanto. Qualche articolo sull'argomento ù già apparso, che vi manderò volentieri in fotocopia, se vi interessano. Un importante carteggio che comprende lettere di Couturat, di Charles Lemaire, e probabilmente anche di altri scienziati dell'epoca, si trova in una situazione catastrofica presso la Biblioteca di Cuneo, nel lascito di Giuseppe Peano. Da anni mi ripropongo di studiarlo, ma me ne manca il tempo.

Dattilogia (pag. 112):

In realtà la Dattilogia esiste come prodotto della comunicazione infantile, di natura ludica, in tutta l'Italia del Nord. Io stesso posso comunicare dattilogicamente in italiano, usando un alfabeto particolare, che conoscono sia mia madre che mia sorella, e che conoscono anche parecchi miei amici. Curiosa ùtina, lo conosce anche lei, praticamente identico, fuorché due lettere, che abbiamo notato essere differenti. Lo usiamo ancora, per comunicare in situazioni dove i decibel annullano la voce umana.

Deseret, alfabeto di (pag. 117):

L'alfabeto di Deseret fu utilizzato anche in pubblicazioni mormoniche, e perfino in un quotidiano. Alcuni segni dell'alfabeto di Deseret si trovano nel Libro di Abramo e nella Perla di gran prezzo, ma non, mi pare, nel Book of Mormon. La lingua che questi segni trascrivono sarebbe un ipotetico "egiziano riformato". È utile riferire che i mormoni riformati ritengono questi ultimi libri della Chiesa di Salt Lake City degli apocrifi. Quindi non si sono mai occupati dell'alfabeto in questione.

Detremont, Christian (pag. 122):

Il logogramma dev'essere scritto: Notre pensé est diffé de celle des animaux.

Dulicenko, Aleksandr D. (pag. 125):

Dal nome, Dulicenko dovrebbe essere ucraino. Da qualche tempo ormai pubblica le sue opere anche in estone. Una bella disgrazia, almeno per me, perché riesco a leggere il russo, ma non capisco niente dell'estone.

Ekselsioro (pag. 128):

“Mi amas xi pli ol vin”, forse, recte, dovrebbe essere: “Mi amas xin pli ol vin”.

Esperanto (pag. 134):

Nel riquadro, siccome -inda significa degno di, ammirevole dev'essere admirinda, e non admiranda.

Facchinesca, lingua (pag. 142):

La rusticità del facchinesco ù dovuta anche ad una ripresa in senso ludico del dialetto di Leontica, nella Valle di Blenio, da cui i bleniesi di Milano in gran parte provenivano. Anche oggi, alle orecchie di un dialettofono competente quale io sono, il dialetto di Leontica appare particolarmente rustico, per non dire a volte incomprensibile, se non avessi approfondito i dialetti alpini della Svizzera italiana durante gli anni in cui vi ho lavorato come medico generalista. Probabilmente la lingua facchinesca originariamente era un gergo, un linguaggio segreto di una corporazione di mestiere.

In genere, i furbeschi e i gerghi di microsocietà p.es. di mestiere, erano diffusissimi in tutta l’Italia del nord. E sono anche molto simili tra di loro, anche al di là dei confini strettamente dialettali o riferibili a unità territoriali (il gergo di Val Rendena TN ha parecchi punti in comune con i nostri gerghi, p.es. quello dei magnani di Val Colla, e quello degli Spazzacamini del Locarnese). Spesso si rifanno anche a elementi ormai arcaici dei dialetti del Nord.

Finneganese (pag. 146-147):

Non credo che il termine nonnobil (spregevole) venga dall'Ido. Non ha nessuna caratteristica di una parola d'origine idista.

Fonetiko Litera (pag. 150):

Non ù un linguaggio, ma una proposta di trascrizione dell’Esperanto senza modifiche della lingua, ma anche senza lettere accentate.

Fontana, Giovanni (pag. 151):

Un fisico a quell’epoca? Magari si intende physicus, ossia medico.

Fraterna, lingua (pag. 153):

Sicuramente si tratta di una variante ladina, in particolare scritta nel dialetto della bassa Engadina (Vallader). È curioso però che alcuni tratti facciano pensare al ben più lontano friulano.

Galant, Alberto (pag. 156):

Idista, autore di un vocabolario Ido-spagnolo.

Gestuale, linguaggio (pag. 163):

Artaud si chiamava Antonin (ù un errore di stampa).

Giavanese (pag. 163):

Da noi, con lo stesso nome, si usa l'aggiunta, dopo ogni sillaba, del suono f, seguito dalla vocale del corpo della sillaba precedente. Quindi, acqua verrà pronunciata afà.

Gode, Alexander (pag. 170):

Gode era d'origine tedesca, da padre germanico e da madre svizzera (Von Aesch). Passò

Gramsci, Antonio (pag. 173):

Sulla posizione di Gramsci riguardo all'Esperanto ùopera sia rimasta sconosciuta, perché ù stata pubblicata in una rivista di scarsa diffusione. A me pare però che si tratti di un'opera conclusiva. Accludo in fotocopia l’articolo di Silfer, apparso in Lombarda Esperantisto 1983/14.

Granfrugnese (pag. 174):

L'autrice si rifàUniversità di Ginevra, all'inizio del secolo, caratterizzato dalla nascita della linguistica moderna. Ferdinand de Saussure infatti era fratello di Renéopera completa, si occupò molto di pianificazione linguistica, essendo lui stesso un ottimo esperantista, non solo sul piano linguistico, ma anche sul piano degli ideali.

Harrison, Harry (pag. 179):

Questo scrittore statunitense ù un aficionado delle lingue costruite. Ha scritto anche in Esperanto.

Homo, Johann Christian (pag. 183):

Si tratta in realtà di Johann Christian Homolka.

I.A.L.A. (pag. 187):

Ho scritto un libro che tratta in modo approfondito della faccenda.

Idido (pag. 189):

O. Šulerc ù null'altro che un anagramma per Šerculo, in Esperanto: "uomo che ama gli scherzi". Stojan amava questi travestimenti.

Ido (pag. 190):

In realtà l’Accademia dell’Ido a Ginevra non fu mai. Il suo centro fu sempre Parigi, ove resiedeva il segretario Couturat.

Interlingua (pag. 197):

Il dato del 1960, a pagina 198, oggi non ù più valido. Nessuna rivista utilizza più l'Interlingua.

Italiacano (pag. 202):

È un termine utilizzato frequentemente anche da noi, appunto nel senso di un italiano storpiato da chi usa di preferenza il dialetto. Io stesso temo di parlare spesso in italiacano.

Jamin, Joseph (pag. 205):

Non era esperantista al momento in cui ha pubblicato Mez-voio, ma idista. Fu l'editore, per molti anni, di un periodico idista.

Karinthy, Frigyes (pag. 209):

Karinthy si rifece in particolare al Volapü Penso lo conoscesse bene.

Kokographie (pag. 214):

Ho avuto tra le mani in testo di F. Friedrich, ma lui la chiama Kakographie. Chissà poi perché

Konkordia (pag. 215):

De Saussure la chiamò Concordia, con il c. Ma non escluderei che tra i mille nomi sia reperibile anche la versione dotata di K.

Ladef (pag. 222):

È difficile che la forma genitiva si formi con deladei, probabilmente deladei ù una parola declinata. Penserei piuttosto a una finale -i.

Lafferty, Raphael Aloysius (pag. 222):

Il nome di penentaglossia mi lascia perplesso. Anche perché non riesco a ricostruire l'etimologia.

Lalortel (pag. 222):

Non ù un progetto di lingua internazionale con radici molto deformate, ma piuttosto un linguaggio di tipo logicistico, estremamente razionale e interessante, che avevo studiato a fondo nella mia gioventù . Lalortel ù quindi da situare piuttosto nelle ricerche di un linguaggio dalla semantica garantita da forme adeguate.

Langue verte (pag. 224)

“Maturare” in francese si scrive , non murir. Ah, che storia: in inglese, non si sa mai come si pronuncia; in francese, non si sa mai come si scrive; in tedesco, non si sa mai come si deve capire.

Lingua de Europa (pag. 235):

Un lavoro interessante, elaborato da Johann Christian Homolka (non Homo) ma anche da Padre Flurin Maissen, un insigne naturalista romancio, benedettino, ancora vivente, che all'epoca insegnava al Collegio benedettino di Disentis. Sembra che a Maissen fosse poi stato proibito di insegnare il linguaggio in questione dalla gerarchia ecclesiastica.

Lingua internacional (pagina 236):

Adam Zakrzewski, come molti esperantisti, ha pubblicato un proprio progetto, per poi recuperare l'Esperanto, e diventare un importante autore in questa lingua.

Lingua komun (pag. 236):

Kü abitò ad Orselina (Ticino), ma i suoi principali lavori li aveva elaborati nella Svizzera francese, a Ginevra, dove dirigeva una scuola privata.

Lingualumina (pag. 237):

Frederick W. Dyer rinunciò alla propria lingua, per aderire all'Ido, di cui fu uno degli esperti lessicologi.

Lingwe uniwersala (pag. 238):

Il manoscritto di Lingwe Uniwersala ù stato pubblicato integralmente in Lingvo kaj vivo, di Gaston Waringhien (La Laguna 1959, Stafeto). Tra l’altro, il secondo Pra-Esperanto (1878), pure ripubblicato, almeno per quanto se ne conosce da alcuni antichi quadernetti, ormai persisi in incendi durante la 2-a Guerra Mondiale, da Waringhien nel libro sovra menzionato, ù stato usato a fini estetici da almeno un autore. Mentre Kalocsay aveva inventato il suo Pra-Esperanto, e Halvelik utilizzava l’Arcaicam Esperantom, cosí il brasiliano Geraldo Mattos ha utilizzato questo linguaggio in parecchie sue composizioni poetiche. Una ù stata pubblicata in: William Auld (Red.): Esperanta Antologio 1887-1981 (Rotterdam 1984, Universala Esperanto-Asocio). Si tratta di Sutte allò (Pag. 478).

Liptay, Alberto (pag. 239):

Alberto Liptay in realtà era d'origine ungherese. La sua opera ùLiteratura Foiro, 23 (1992) 139.

Loglan (pag. 241):

Del Loglan ho avuto la fortuna di potere fare una recensione abbastanza estesa in Language Problems and Language Planning che aggiungo in fotocopia (1979). Sembra che James Cooke Brown sia una persona abbastanza autoritaria, che ha sempre impedito ai suoi amici di pubblicare alcunché in questa lingua, senza pagare i diritti d'autore. Al punto che questi ultimi hanno poi deciso di sviluppare una specie di Loglan pubblico, chiamato Lojban, per cui sarebbe cominciato un lungo processo finito poi con l'assoluzione degli autori del presunto plagio.

Va però osservato che ambedue i linguaggi traggono la loro specificità dall'impostazione sintattica di tipo logico-matematico.

Lorenz, Francisco Valdomiro (pag. 242):

Lorenz, in realtà era un ceco. Emigrato in Brasile, visse fino all'etàimento spiritista esperantista brasiliano, legato alle dottrine di Allan Kardec.

Mac Pike, Eugene Fairfield (pag. 247):

Fu sostanzialmente un idista, che pubblicò parecchia roba sulla linguistica idista.

Martinet, André (pag. 253):

Martinet si ù espresso negli ultimi anni favorevolmente all'Esperanto, come si trova anche nell'articolo che accludo in fotocopia (Esperanto, gennaio 1993).

Maschere, linguaggio delle (pag. 254):

Ho tentato alcune traduzioni da Goldoni, di cui vi accludo l'unica che ho finora pubblicato, con un'ampia introduzione, in cui tento di descrivere i metodi stilistici da me utilizzati per la traduzione stessa. Per la verità ho quasi pronto un secondo manoscritto, ossia la traduzione della goldoniana Locandiera in Interlingua.

Meillet, Antoine (pag. 258):

Le osservazioni di Meillet circa l'Ido sono episodiche. In realtàEsperanto, anche perché i suoi interessi andavano nella direzione della sociolingustica.

Mitrovic, Paul (pag. 263):

In realtà ù un serbo, che abitava a Sarajevo. Credo che oggi non viva più .

Mittelmä Esperanto (pag. 263):

Non conosco questa lingua, se non nel senso del Weltdeutsch di Baumann. Comunque Mittelmachte dovrebbe essere Mittelmä.

Moch, Gaston (pag. 263):

Moch ù stato una delle personalità più notevoli del movimento esperantista all'inizio del secolo. Francese, capitano dell’esercito, d'origine ebrea, lasciò l'esercito all'epoca dell'Affaire Dreyfus. Divenne allora un ardente pacifista. Purtroppo una sua biografia finora non ù

Mongò (pag. 266):

Il Bacedì mi ha sempre appassionato. Anche perché sono un lettore di Linus in pratica dal primo numero (conservo la collezione completa dal no. 2). Ho quindi seguito con attenzione i Wutki, che secondo me non sono altro che Dossena. I fratelli Wutki, ossia Dossena, dovevano conoscere bene il Ticino, perché dichiaravano di abitare su di una montagna denominata Camoghù , che sovrasta Bellinzona. Questa montagna esiste davvero, anche se ci sono altri Camoghù , altrove (l'etimologia della parola Camoghù non ù nota: ù probabile che sia pre-indoeuropea). Ho molto rimpianto la scomparsa della loro rubrica.

Monnerot-Dumaine, Marcel (pag. 267):

Monnerot-Dumaine non ù mai stato un egittologo, ma un oftalmologo francese, che operava a Nizza. Come tale curò Petro Stojan, di cui era amico, al momento in cui divenne cieco da un occhio (vedi le mie osservazioni su Petro Stojan). Fu sempre un idista.

Mü Andreas (pag. 273):

Il titolo del suo libro deve essere Opuscula Nonnulla Orientalia Uno Volumine Comprehensa, e non Comphrehensa.

Mundial (pag. 275):

Vedi le mie osservazioni precedenti su Francisco Valdomiro Lorenz.

Mundolingua o Menimo (pag. 276):

È probabile che la parola estraziona sia sbagliata, mal copiata da Dulicenko.

Muravkin, Gerbert Il'ic (pag. 276):

Muravkin era un esperantista, membro del Comitato della SEU, ossia dell’Unione sovietica esperantista, liquidato come tale durante le purghe staliniane. D’interesse, sull’argomento, ù Ulrich LINS: La lingua pericolosa. Piombino 1988 (TraccEdizioni). Ma forse Stalin sapeva l’Esperanto. Le mando un articolo di Ulrich Lins, apparso in Monato dicembre 1994.

Nani, lingua dei (pag. 278):

The Lord of the King dev'essere scritto piuttosto The Lord of the Ring. Idem per Return of the King.

Naville, Ernest (pag. 281):

Vi consegno qualche osservazione su Ernest Naville, un uomo straordinario, professore di teologia all'Università sistema elettorale proporzionale. In realtà in precedenza, in tutta la Svizzera si ù usato il sistema maggioritario, che provocava grandi intemperanze, nel senso che, per esempio, nel Cantone Ticino, ogni volta che vinceva l'“altro” partito tutti i docenti venivano licenziati, per assumerne altri del partito "giusto". Lo stesso capitava agli impiegati dello Stato. Il suo memoriale, come dite, parla in particolare dell'Esperanto. A casa sua, ogni settimana, venivano in visita il ragazzino Edmond Privat, e il suo compagno di classe, Hector Hodler, figlio del pittore Ferdinand Hodler, in seguito diventati, il primo, un grande pensatore morale, il secondo, un notevole organizzatore, e un grande pensatore politico.

Neolatino (pag. 285):

André Schild, che ho conosciuto molto bene, e con cui ho anche lavorato, era un romando (nacque a Cernier nel Cantone di Neuchâ Poi emigrò a Basilea, dove visse praticamente per tutta la sua vita, insegnando il francese. A mio giudizio, il Neolatino ù un linguaggio estremamente interessante, fatto da una persona particolarmente competente. Parlava benissimo l'Esperanto, ed aveva uno spirito caustico. Un giorno, ad Olten, alla mia fidanzata (adesso ùha mai perdonata.

Neolingua (pag. 285):

Orwell non si interessò soltanto al Basic English, ma anche all'Esperanto. Ma non amava gli esperantisti. Non so bene il perchéLanti (dal francese l'anti, ossia il contrastante). Nel mondo esperantista, Eugù ne Adam ù noto piuttosto appunto come Lanti. Lanti era una specie di anarchico libertario, un uomo comunque di grande intelligenza, di buona cultura e specialmente dotato di fascino personale. Aveva fondato un'associazione socialista che esiste tuttora, ed ùEsperanto. Si tratta di Sennacieca Asocio Tutmonda, SAT per gli amici. Aveva risvegliato le ire dei comunisti, che intorno agli anni trenta l'avevano praticamente dichiarato “eretico”. Comunque, proseguìrse sterile contrapposizione contro il cosiddetto movimento esperantista “borghese”, per lui rappresentato dalle associazioni nazionali (Lanti odiava le nazioni), e dall'Associazione Universale d'Esperanto. Dal 1930, credo abbia parlato il francese soltanto con chi proprio non sapeva l'Esperanto. Dovette perfino fuggire dalla Francia che oramai stava per diventare un feudo tedesco, rifugiandosi in Messico. Penso che, in sostanza, Orwell, confrontato con l'eccentrico super-esperantofono Lanti, abbia potuto sentirsene infastidito, da buon individualista inglese. Accludo la fotocopia di un articolo sull'argomento, pubblicato in una rivista che purtroppo non gode di una diffusione particolarmente ampia, malgrado le sue qualitàin Lombarda Esperantisto 1984/18.

Neutrik (pag. 288):

L'autore di Neutrik ùun nome preso a prestito. Era uno svizzero-tedesco, un mistico, amico e segretario del Cifal svizzero Sprenger, poi nell'Africa del Nord, dove divenne mussulmano, spinto dalla sua particolare religiositàtr. 22, CH-6010 Kriens).

Nield, Geo (pag. 288):

Fu un importante idista di questo secolo, dal nome non lo direi un provenzale, ma abitò a lungo a Marsiglia. In seguito passò all'Occidental.

Normlingva Esperanto (pag. 290):

Si tratta di uno dei progetti di Halvelik, destinato, secondo i suoi intendimenti, a migliorare le capacità espressive dell'Esperanto nel campo scientifico.

Nov Latin Logui (pag. 291):

Karl Pompiati ha pubblicato il suo progetto nel 1918, non nel 1956.

Novial (pag. 292):

Il secondo esempio che date di Novial, secondo me, appartiene ancora alla prima versione (1928), che precede l'incontro di Copenaghen, del 1930 tra Jespersen e De Wahl, e quindi la riforma di Jespersen stesso, che nel 1934, approssimòuso esteso della K.

Occidental (pag. 295):

L'intero archivio dell'Interlingue-Institute di Cheseaux-sur-Lausanne si trova oggi al Centre de documentation et d'éOccidental sia scomparso del tutto perché tutti i suoi rappresentanti o sono deceduti, oppure sono molto anziani. Anche la loro testa pensante, Alphonse Matejka, ù un anziano signore, oramai disinteressato ai problemi interlinguistici, che vive in una casa per anziani di La Chaux-de-Fonds.

Oomoto (pag. 299):

Ulrich Lins ne ha parlato diffusamente in un libro in tedesco, pubblicato dalla Fondazione Von Thyssen.

Oregon Trade Language (pag. 300):

Non ù per nulla un progetto di lingua internazionale, ma piuttosto una codificazione del linguaggio pidgin di cacciatori, di pionieri bianchi e d'indiani d'America. Accludo a questo proposito un interessante articolo di Bernard Golden: Horatio Hale, apparso in Planlingvistiko 4 (1985) 15.

Ostwald Wilhelm (pag. 302):

Ostwald fu dapprima un grande esperantista, poi un discepolo di Couturat, cui consegnò buona parte del Premio Nobel ottenuto per i suoi lavori nel campo della chimica, per la diffusione dell'Ido. Fu il fondatore del movimento filosofico dei monisti, che riprendeva, per certi aspetti, sia il positivismo comtiano, sia il pensiero degli idé francesi.

Paralogismo (pag. 315):

Non sono sicuro che nella letteratura psichiatrica il termine paralogismo venga definito in questo modo. Non si tratta di parole, ma di pensieri. In genere, il paralogismo ù definito come una conclusione scorretta di un ragionamento formalmente corretto, ma dove un termine viene utilizzato dapprima in un'accezione e poi in una seconda accezione. Oppure quando un termine generale, al momento di concludere, viene considerato nella sua accezione singolare. Oppure quando un termine singolare, nella conclusione, viene considerato nella sua accezione generale.

Parlà indré (pag. 315):

Le mie figlie erano specialiste dell'argomento.

Parola-valigia (pag. 318):

Le paroles portmanteau, nell'accezione derivante dalla concezione linguistica di Martinet, sono quelle parole che hanno differenti funzioni sintattiche a seconda della loro collocazione. Portmanteau sono per esempio mi (dativo oppure accusativo), la (articolo, pronome personale, ecc.).

Perio (pag. 326):

Non ù mai esistito un Mannus Talundberg, per cui, quasi per certo, l'autore ùattribuzione allo svedese Lundströ specialmente perché tutto sommato, la pubblicazione ha dei tratti tipicamente germanici.

Piante, linguaggio delle (pag. 328):

Non capisco perché le piante debbano parlare in Basic English. Per quanto io ne sappia, l'esempio dato non ùBasic, ossia un linguaggio che ù un calco letterario del famoso linguaggio per computer, chiamato Basic.

Pidgin (pag. 331):

Il Pidgin non ù nato dal contatto dell'inglese con diverse lingue dell'Estremo Oriente, se non appunto nel suo nome attuale. In realtà la storia dei Pidgin e dei Creoli dovrebbe prendere origine dal Sabir mediterraneo, trasportato poi nelle coste occidentali dell'Africa, ed infine in Asia, in Australia e in America. Tutti i Pidgin come i Creoli sono caratterizzati da una variabilitàdappertutto. Per cui alcune persone si sono chieste se in queste forme linguistiche non apparissero in fondo anche delle costanti linguistiche. Insomma, un Pidgin si trasforma da Pidgin in base spagnola a Pidgin in base francese o in base inglese, la grammatica ù però sempre quella. Questo spiega se non altro le grandi similitudini fra i Pidgin francesi nelle Antille e quelle delle Isole Mauritius. Inoltre ci sono delle parole che comunque si ritrovano praticamente in tutti i Pidgin ed i Creoli. Una di queste parole, probabilmente derivata dal portoghese, ù pikinini, che significa piccolo, che si ritrova persino nei vari Pidgin sviluppati dalle popolazioni aborigene dell'Australia. Accludo un mio piccolo articolo, mai apparso, sull'argomento.

Popido (pag. 339):

Ricordo quanto ho scritto su Manuel Halvelik.

Renova (pag. 349):

Renova mi ricorda la mia gioventù . Conobbi bene Petro Stojan, con cui rimasi in corrispondenza per molti anni, in pratica fino alla sua morte per suidicio. Fui collaboratore per l'ultima fase della Renova, interessato, anche se un po' scettico, forse, su questo mondo particolare che a me, persona abbastanza terre à terre, già all'epoca affascinato dalla metodologia scientifica, mi sembrava un po' fantasioso, a volte tirato per i capelli. Non tenni mai le mie lettere, che a quell'epoca scrivevo di getto, mentre ho tenuto religiosamente le lettere di Petro Stojan, malgrado una burrasca che intorno ai miei 19 anni mi fece buttare via praticamente il mio intero carteggio, cosa che oggi rimpiango amaramente. I manoscritti di Stojan in mio possesso si trovano ora depositati presso la Bibliothù que de la Ville de La Chaux-de-Fonds, al CDELI

Ria, J.P. de (pag. 351):

Drezen afferma che avrebbe influenzato la fonetica dell'Esperanto. Non ci credo, perchéaltro canto, non esistono prove di nessun genere, tanto meno poi storiche.

Romana, lingua (pag. 354):

Stefan George credeva parecchio alle possibilità espressive della lingua Romana. Verloren van Themaat ha scritto un interessante articolo sull'argomento, apparso in Literatura Foiro. Ve lo mando in fotocopia (LF 21 (1990) 124).

Râ Paulo (pag. 356):

Paulo Râ in realtà era d'origine ungherese. La sua opera principale, in Europa, ù

Rousseau, Jean-Jacques (pag. 358):

D'accordo, Jean-Jacques Rousseau odiava gli svizzeri, e non rimise mai piùaccordo, si professava cosmopolita, e i calvinisti ginevrini gli piacevano decisamente poco. Ma non fu mai un francese. Ed ù difficile trovare un intellettuale dell'epoca, svizzero, la cui svizzerità

Saussure, René de (pag. 364):

René de Saussure era fratello di Ferdinand de Saussure, almeno a quanto sembra.

Schoscho, lingua (pag. 366):

Il libro di August Strindberg si chiama Svenska ö och ä L’ortografia però ù antiquata. Oggi si scrive äventyur.

Sertorio, Giacomo Francesco (pag. 373):

A pagina 374, l'ultima parola della citazione dev'essere: significate.

Smith, Helene (pag. 379)

Vedi qualche accenno nella mia lettera introduttiva, in cui parlo del mio antico interesse per questo caso decisamente interessante. Anche se oggi vieppiù credo che in fondo abbia cominciato a produrre in modo intensivo anche perché sapeva che Th. Flournoy non era interessato solo a problemi psicologici e di medianità ma anche a problemi linguistici (Th. Flournoy conosceva sufficientemente bene l’Esperanto; faceva parte di quella generazione di ginevrini divenuti poi illustri che partecipavano sia in pratica che negli ideali al nascente movimento, con una curiosa risposta attivistica, ma nel contempo profondamente kantiana, al loro calvinismo d’origine (il calvinismo secondo me conta molto in queste scelte di vita).

Soave, Francesco P. (pag. 381):

Vedi sopra. Accludo un mio scritto in merito, apparso in Monata Cirkulero, settembre 1978.

Socié internationale de Linguistique (pag. 381):

Alla diciottesima riga dall'alto verso il basso: si deve leggere: Ancient Metaphysics.

Stalin (pag. 389):

Peraltro, sembra che Stalin abbia davvero studiato l'Esperanto. Accludo a questo proposito una lettera dello storico Ulrich Lins. Io stesso avevo aperto la discussione, dopo aver reperito in parecchi libri riguardanti la biografia di Stalin, la notizia che Koba, come allora veniva chiamato, nelle prigioni dello Zar, a Baku, avesse imparato l'Esperanto, convinto che sarebbe diventata la lingua mondiale. Malignamente, Trotzky avrebbe poi commentato che Stalin aveva dovuto ripiegare sull'Esperanto, perché non sarebbe comunque mai riuscito ad imparare una lingua più difficile, come per esempio il tedesco. Sulla purga che liquidò il movimento esperantista in Unione Sovietica all'inizio degli anni '30 riferisce ampiamente Ulrich Lins.

Stenografia (pag. 391):

Esiste un sistema esperantistico, derivato credo dal sistema Gabelsberger. Si chiama Unesteno.

Stewart, Charles (pag. 392):

Un tempo commisi un reato di gioventù . Scrissi una ponderosa storia della letteratura in Esperanto, pubblicata nell'opera di Ivo Lapenna ed Ulrich Lins "Esperanto en Perspektivo". Orbene, proprio quell'opera, nella sua parte letteraria, ù stata considerata eccessivamente farraginosa. S'immagini che peròEnciclopedio de Esperanto, la cui prima edizione era del 1933. Leggo quanto segue.

Stewart Charles, inglese. Nato nel 1844 a Londra, morto il 5 novembre 1911, sempre a Londra. Nel 1874 pubblicò una lingua numerica denominata "International Correspondance by Means of Numbers", citata nella Fundamenta Krestomatio a pagina 262. Imparò l'Esperanto nel 1906. Scrisse o tradusse: "Box e Coks"; "La predizione"; "Il nipote come zio"; "La furia".

È impossibile quindi che abbia scritto "Predizione" (Antà nel 1879, quando l’Esperanto neppure esisteva. Si tratta di una sua traduzione da un'operetta scritta direttamente in inglese in precedenza.

Stojan, Petr Evstaf'evic (pag. 392):

Morì suicida nel porto di Nizza, quando si rese conto d'essere diventato anziano. Non sopportava l'idea di invecchiare. Monnerot-Dumaine l'aiutava anche sul piano economico, perché

Suma (pag. 393):

Credo che, nell'esempio, l'espressione "c'ù non sia troppo corretta.

Talundberg, Mannus (pag. 398):

Dubito forte dell'esistenza di quest'uomo. Credo sia uno pseudonimo di Wasserloos.

Tanzi, Eugenio (pag. 398):

Tanzi era uno psichiatra, non uno psicologo.

Uccelli, linguaggio degli (pag. 409):

Vedi quanto scritto in precedenza.

Ugarte (pag. 410):

Si tratta di Guadalajara.

Ulla (pag. 410):

Probabilmente, nel riquadro esemplificativo, Couturat e Leau citano sbagliando: "kardonne" dovrebbe essere "pardonne".

Unified (pag. 411):

Si scrive Ünified, ossia con un'u munita dell'Umlaut tedesco: í .

Unilingua (pag. 411):

Nel primo riquadro esemplificativo ù probabile che Dulicenko, come di solito, citi sbagliato: "dilltorre" dovrebbe essere "dil torre".

Verbigerazione (pag. 421):

Ho qualche dubbio sulle teorie di Bausani. Non ù corretto utilizzare un termine tipicamente psicopatologico per fenomeni psicologici, ossia normali. Si sa che i bambini non verbigerano: creano bensì lingue, ma non sono schizofrenici.

Verne, Jules (pag. 422):

Jules Verne era un noto esperantista: un suo volume, che sarà ben presto pubblicato postumo, lo comprova. Accludo un testo in proposito.

Vilborg, Ebbe (pag. 423):

Ebbe Vilborg ù un anziano professore svedese di greco. Oggi credo che sia una rarità nel suo genere. Il suo Lebenswerk ù un ampio vocabolario etimologico dell'Esperanto. In realtàdivertissement. Inoltre, il suo “fegnu” dev’essere letto come Regnu.

Volapü (pag. 425):

Su Volapü vi mando qualche testo d'una certa importanza, tra cui un mio articolo che riguarda la notizia pubblicata a pag. 426. Secondo voi, Karl Lentze avrebbe contato nel Volapüeno.

Volto, linguaggio del (pag. 428):

La vostra citazione del libro di Swedenborg ù sbagliata. Dev'essere "De telluribus in mundo nostro solari, quae vocantur Planetae".

Vö Paul (pag. 428):

La vostra sillabazione ù sbagliata: Ausfü si sillaba nel modo seguente: Aus-fü.

Watzlawick, Paul (pag. 432):

Per la verità Watzlawick ù uno psicologo. D'origine austriaca, parla splendidamente l'italiano, ed ù venuto frequentemente nel Ticino. Sua moglie infatti ù veneziana. Watzlawick studiò a Venezia. Ma oggi credo che sia un cittadino americano, siccome risiede generalmente in California, dove ha acquisito una notevole fama, anche internazionale, come rappresentante della Scuola psicologica sistemica di Palo Alto.

Weltverkehrssprache (pag. 434):

Erwin Ritter in realtà pubblicò la sua opera in Svizzera.

Yaguello, Marina (pag. 442):

Ho pubblicato una recensione estremamente dettagliata del suo libro "Les fous du language. Des langues imaginaires et de leurs inventeurs". L'accludo a mo' d'informazione.

Zamenhof, Lejzer Ludovik (pag. 446):

È scorretto chiamarlo polacco. Era in realtà un ebreo russo, che venne ad abitare a Varsavia, dopo aver passato la sua fanciullezza in ambiente russofono a Bjalystok. Lui stesso si definiva un ebreo russo. Accludo un testo interessante di Silfer, apparso in Lombarda Esperantisto 6 (1986) 29.

 

Aggiunte

Nuovi linguaggi

Neoispano. In: Literatura Foiro, 23 (1992) 135, di Bernard Golden.

Medo: In: Planlingvistiko 4 (1985) 13, di Bernard Golden.

Zilengo, in: Literatura Foiro, 25 (1994) 147.

Naturalismo / Schematismo

Tazio Carlevaro: Novlatinoida tendenco 1880-1900 (In: Literatura Foiro, 11 (1980) 60.

Tazio Carlevaro: Die naturalistische Schule. In: Plansprachen, 1976.

Carlo Goldoni: Le famiglia del Antiquario (trad. T. Carlevaro), 2-a edizione 1993.

Linus

Linus aveva pubblicato qualche anno fa alcune satire scritte in un linguaggio assai strano, una specie di grammelot. Una decina d’anni fa aveva pubblicato anche una serie di storie di Richard Corben con i testi in Esperanto.

Uso dell'Esperanto

Vi mando un curioso articolo sull’uso dell’Esperanto nell’arte del grande Reicher (Literatura Foiro, 23 (1992) 138).

Accludo anche uno studio sulla science-fiction e l’Esperanto, pubblicato da Giorgio Silfer in Transalpa Esperantisto, 1985/5.

Lingue schizofreniche

Non conoscete Wolfson. È uno pazzo letterario, malato di schizofrenia (schizofasico). Dice di essere un americano che scrive in francese per meglio distanziarsi da sua madre. Si tratta di Louis Wolfson: Le Schizo et les Langues, edito da Gallimard nel 1970 (Connaissance de l’Inconscient). A me pare strano, però Nel senso che il curatore del libro ù Gilles Deleuze, noto psicoanalista lacaniano. E spesso Wolfson parla come un lacaniano. Passi uno schizofrenico, ma addirittura lacaniano! Potrebbe essere una soperchieria. Ma, se lo ù , ù assolutamente geniale.

Ricerche in Svizzera

Un gruppo di scrittori ha elaborato un dialetto artificiale del Cantone di Vaud. Accludo un mio articolo sul tema (apparso in Transalpa Esperantisto, 1984/13-4): Dialektoj de Franclingva Svislando.

Dieci anni fa ù stata proposto l’interromancio, una specie di sunto dei dialetti retoromanici parlati in Svizzera. Il suo nome ù Rumantsch Grischun. Accludo uno studio di Arthur Baur in merito (la terza edizione in dieci anni), che sta per apparire anche in traduzione tedesca, ed in traduzione italiana (curata dal sottoscritto), edito dalla Lia Rumantscha. Accludo anche l’intervista con Clo Duri Bezzona, di Perla Martinelli, apparsa in Literatura Foiro, 21 (1990) 125.

MarinaYaguello

A volte chi si occupa d’interlinguistica lavora con una certa superficialità Ecco una mia recensione del libro di Marina Yaguello, apparsa in Literatura Foiro 24 (1993) 141 e 142.

Juhle

Un’ultima nota: la lingua di Fr. Juhle, 1884, (p. 206), si chiama El lina kosmana.

Ferry

Gé Ferry ù uno pseudonimo di G. Perrier (St.-Imier, Berna).


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